saggio, storico

La storia (dimenticata) dell’eroina in Italia

“Piccola città, una storia comune di eroina”, Vanessa Roghi
Editore: Laterza
Prezzo: 19 €


  • Scorrevolezza: 5/5
  • Divertimento: 0/5 (beh, insomma, è pur sempre di eroina che si parla)
  • Quanto ti prende: 4/5
  • Tempo di lettura previsto: circa 4 pause pranzo (ma anche molta concentrazione)
  • Da leggere insieme a: una camomilla e ad un’altra storia di “Piccole Città”: La più amata di Teresa Ciabatti

Correva l’anno 1990: l’Italia usciva con le ossa rotte dai “propri” Mondiali – che probabilmente ricordiamo tutti per Ciao, la mascotte più brutta di sempre – e una piccola Diana frequentava la terza elementare.

Un giorno entrammo in classe e leggemmo sulla lavagna l’ingiuria più infamante che in quegli anni ancora così acerbi bambini cresciuti a Bim bum bam e Cristina D’Avena potessero scagliarsi l’un l’altro:

“Ciccia (nome di fantasia) si fa LE SIRINGHE DI DROGA”

Le siringhe di droga, accanto a Saddam Hussein – del quale nulla sapevamo se non che era cattivo cattivo – e alla Juve, erano a quei tempi per noi la massima espressione della malvagità umana, l’incubo da cui difendersi: un pò come l’alone viola del celeberrimo spot “AIDS, se lo conosci lo eviti”. Con la differenza che di aloni viola in giro se ne vedevano pochi, mentre di siringhe ne trovavamo ovunque.

Col passare degli anni l’allarme droga (ricordate l’altro spot terrorizza bambini, “Chi ti droga ti spegne” e quei terribili occhi bianchi) si attenua e di siringhe se ne vedono sempre meno: sappiamo per certo che altri tipi di sballo si stanno diffondendo nel nostro paese, meno appariscenti, “relegati” in discoteche lontane da quella piccola città, Caserta, che è dove sono nata e cresciuta. L’eroina, insomma, non ci toccava più. Fino a quando non mi sono iscritta a Psicologia e il “tossicodipendente” è ritornato sui miei libri; ma, soprattutto, fino a quando il mio migliore amico delle elementari è morto di overdose. Giovane come me, di “buona famiglia” come me, di una piccola città come me. Dov’erano le tentazioni? Dove evidentemente erano sempre state, ma non le avevamo mai viste.

Il saggio – documentario di Vanessa Roghi , storica e ricercatrice nata nel 1972, cala le proprie radici in un’altra Piccola città, che non è Caserta ma potrebbe esserlo, in quell’armonia di intenti proprie della piccola provincia Italiana. “La piccola città non aveva mai scherzato con i suoi abitanti, così come non scherzerà mai. E le ore racchiudevano il magico contenuto della noia, della incapacità”: così l’autrice, ancora bambina, leggeva  su un disegno esposto in casa sua. Un ritratto di struzzi che negli anni sentirà sempre più vicino. La noia della provincia, il silenzio omertoso, il vanto – ma anche l’illusione – dell’essere culla di antichi e autentici valori. La Piccola Città della Roghi è Grosseto, il segreto nascosto è l’eroina: un segreto che toccherà da vicino anche l’autrice, il cui padre sarà arrestato per spaccio ed uso di eroina quando lei era adolescente ed ignara di tutto.

Un desiderio di far ordine nella propria storia – fortunatamente conclusasi più felicemente della cronaca nera dell’epoca – che diventa indagine sociale su un fenomeno che scosse le coscienze negli anni ’70, ma che oggi è di nuovo nascosto, chiuso nelle comunità terapeutiche.

L’eroina in Italia è sempre stata colpa di qualcun altro: per la Democrazia Cristiana, colpa dei Comunisti; per i Comunisti, colpa della CIA; per tutti gli altri – per chi rimaneva – colpa dei Capelloni che minavano alle fondamenta il sentire etico delle sante comunità italiane.

Dapprima ignorato, poi esploso con dirompenza, il fenomeno delle droghe in Italia – e in particolare dell’eroina – riflette e a tutti gli effetti l’evoluzione di una società, che dai sogni del ’68 si ritrova presto senza futuro, senza speranze.

La storia personale dell’autrice, già outsider per storia individuale in quanto figlia di separati,  si intreccia alla storia di un paese sempre meno innocente, sempre più disilluso: un passaggio culturale segnato dalle biblioteche familiari che si svuotano di testi culturali e si riempiono di letteratura di intrattenimento.

Un saggio che è un romanzo, la narrazione di una piccola storia piena di dolore.

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