“Il Centenario che scappò dalla finestra e scomparve”, Jonas Jonasson
Editore: Bompiani, Collana: Tascabili narrativa
Prezzo: 12€
- Scorrevolezza: 5/5
- Divertimento: 5/5
- Quanto ti prende: 4/5
- Tempo di lettura previsto: circa 5 pause pranzo
- Da leggere insieme a: un kanelbulle (tipico dolcetto svedese alla cannella), un caffè, e dei buoni amici
Anno 2005: un vecchietto tremolante e dalle pantofole impregnate da un inconfondibile sentore di urina (a una certa età la mira è quella che è, quando si va al bagno) è nella sua stanza: di lì a poco la casa di riposo nella quale vive gli tributerà tutti gli onori dovuti al centenario che è appena diventato. Se fuori i preparativi si scaldano, Allan prende freddamente, lucidamente, la sua decisione: non morirà in quel luogo.
Il tempo di scavalcare – non senza qualche timore – la finestra e Allan Karlsson è fuori: i suoi passi sono lenti, ma non gli è difficile far perdere le sue tracce.
Anno 1905: una femminista e un socialista mettono al mondo il piccolo Allan Emmanuel Karlsson, reso presto orfano dalle bizzarie del padre e da una madre che seguì poco dopo l’esempio del marito. Quindicenne, incolto ma dalla risposta prontissima, Allan scopre di avere un talento assai particolare che, come spesso capita, “esplode” in tutta la sua utilità dopo qualche anno.
Vivono due Allan diversi – quello dei primi anni duemila e quello che, nella sua lunga vita compendia, letteralmente, l’intera storia del secolo scorso – ne “Il Centenario che scappò dalla finestra e scomparve” – opera prima del giornalista svedese Jonas Jonasson. Uniti dalle buone maniere, una fiducia nel destino quasi cieca e da una simpatia contagiosa, i due protagonisti della storia (o meglio Allan il centenario e il suo omologo del passato) sfidano continuamente i lettori con le loro avventure: spericolate, folli, dall’esito – apparentemente – drammatico. Tuttavia c’è sempre il colpo di scena – provocato da cose o, più spesso, da una delle tante persone che Allan ha conosciuto nella sua lunga vita – pronto a ribaltare le carte in tavola.
Allan è un ottimista che segue l’istinto: da giovane, la fame di novità lo spinge a girare il mondo (e a entrare in contatto, tra gli altri, con Francisco Franco, Lenin, Charles De Gaulle e almeno tre presidenti americani); a cent’anni decide – sfavorevolmente colpito dalla sua maleducazione – di sottrarre la valigia lasciatagli in custodia da un giovane scontroso, che si scoprirà essere il pericoloso delegato di un’organizzazione criminale.
In neppure una settimana, la fama di Allan si diffonde per l’intera Svezia: da indifeso vecchietto, probabilmente rapito, si trasforme nelle narrazioni dei cronisti in un efferato omicida. Alle sue calcagna, il Commissario Aronsson e il GIP Ranelid, ben intenzionati a non farsi fregare da un anziano signore apparentemente scomparso nel nulla, così come lo sono le presunte vittime. Accanto ad Allan compare un interessante trio di personaggi: il ladruncolo in cerca di gloria Julius, il quasi laureato Benny, la ruspante Gunilla e i suoi particolari animali domestici.
Le vicende del presente – surreali e ironiche – si alternano alle narrazioni del passato che, come vedremo alla fine, è destinato a tornare. L’intero libro – una classica commedia degli equivoci – è esilarante: personalmente ho riso fino alle lacrime alle ultime pagine, quando finalmente Ranelid riesce a incontrare Allan e la sua gang, in uno degli interrogatori più divertenti di sempre.
Il libro, edito in Italia da Bompiani nel 2011, ha ispirato nel 2013 un film omonimo e ha ricevuto un’accoglienza piuttosto calorosa nel nostro paese. Merito di un titolo accattivante e di un’immagine di copertina che non lascia indifferenti: un anziano signore travestito da maiale con un candelotto di dinamite nel taschino (so cute!). Il contenuto, tuttavia, è anche meglio.
Bell’articolo
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Grazie mille!
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